(1975 – n° 285)
Una scala
Una canzone
Un letto
Una donna
Il piacere di essere soli.
© Carlo Becattini
Tutti i diritti riservati
(1975 – n° 285)
Una scala
Una canzone
Un letto
Una donna
Il piacere di essere soli.
© Carlo Becattini
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(1975 – n° 284)
Uomini hanno eretto
un monumento fallico
dedicato alla morte
Se ne sta in bella mostra
stagliandosi all’orizzonte
delle loro vite insulse
Non è questa la società
che avrei voluto trovare
al mio arrivo col vagito
Sono in trappola
niente posso fare
se non fallire e morire
Vedo il monumento
innalzato alla Morte
brillare di gioia
Non c’è salvezza
non c’è speranza
in questa vita a senso unico
Futuri impensati
assegnati alla nascita
da anime sporche
In che mondo vivo?
© Carlo Becattini
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(1975 – n° 283)
A volte mi trovo a pensare
a quando finirà l’amore…
ma se non è ancora cominciato,
come potrà finire?
© Carlo Becattini
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(1975 – n° 282)
Cosa fare
quando una ragazza
ti bidona?
A parte che scotta,
anzi brucia proprio.
A parte che ti senti
un fesso.
A parte la rabbia
che non puoi sfogare.
A parte rimanere
senza parole.
A parte rimanere
da solo…
…per la strada,
lungo il marciapiede,
al riparo di un tetto
dalla pioggia che implacabile
viene giù come se ce l’avesse con te…
…deluso.
© Carlo Becattini
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(1975 – n° 281)
Quando l’io di un uomo
si accorge di essere dimenticato,
forse la coscienza non sa
di appartenere ad un essere
che è veramente isolato.
L’alter ego spinge
a compiere atti
che non verrebbero permessi
in presenza dell’ombra
della responsabilità.
Il male è che nessuno
accoglie l’io trasandato,
corroso dal tempo,
distrutto dalla mente folle.
Le follie compiute in passato
sono atti enciclopedici,
le parole sfumate
sull’orlo del bicchiere,
lasciano spazio allo spirito
di fuggire il corpo…
e si compone
di moltitudini armoniche,
di sogni,
urla,
e pianti di vedove…
la loro forza spirituale
è morta,
e la voglia di vivere
è fuggita
nei meandri di idee di folli.
© Carlo Becattini
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(1975 – n° 280)
Questo luogo ha visto,
in realtà,
la falsità della vita.
Ansia e gioia,
ansia e dolore, nell’uomo,
sono ben poca cosa,
ma le rende importanti…
…le facciamo diventare
molto importanti.
© Carlo Becattini
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(1975 – n° 279)
Attendo speranzoso il domani
in attesa delle tue mani,
del tuo aiuto,
che mi salvi,
sono perduto.
La pioggia insiste sul tetto
ed il cane si raccoglie
al tepore dell’ultimo ceppo
che nel camino la sera consuma,
vincente la notte.
Ansia e paura son figlie del domani
pertanto sto e ascolto il desiderio,
vorrei fermarmi, con me il mondo,
congelare l’istante e stare.
Domani arriverà
inevitabile con la coscienza
il terrore del futuro
che mi troverà arreso e perduto.
© Carlo Becattini
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(1975 – n° 278)
La notte ci avvolge,
camminiamo verso
le nostre case chiuse.
Dietro ogni angolo
ladri e assassini
ci osservano bramosi.
Avvertiamo la malvagità
dell’occulto desiderio che
inconsciamente si manifesta.
A noi dirimpettai,
puttane scaldano il sesso
davanti al fuoco di un bidone.
Protettori circospetti
ci trafiggono la schiena
con occhi pungenti.
La notte ci avvolge,
camminiamo verso
le nostre case chiuse.
Ogni tanto un brivido,
veloce la schiena risale,
alternandosi al passo svelto.
Questo mondo non ci appartiene,
dietro di noi una scia di paura s’allaga
tra il nero dell’asfalto e la notte buia.
© Carlo Becattini
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(1975 – n° 277)
Stesa ad asciugare
come lenzuolo al sole
evapori le tue gocce di mare,
mi guardi mentre sulla pelle
rimane solo il sale.
Sulla sabbia corriamo
inseguendo il desiderio,
in fuga verso l’orizzonte
per non fare più ritorno.
Tramontata la stella
sull’orizzonte lontano,
inutilmente corriamo
verso un miraggio.
Galleggiano i nostri corpi
gonfi, goffi e senza grazia,
sfigurati dal mare, nel mare,
perdenti, perduti.
Ma siamo ancora qui
a correre sulla sabbia calda
inseguendo un sogno,
ideale immortale.
© Carlo Becattini
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(*cit. Wish You Were Here – Pink Floyd – 1975)
(1975 – n° 276)
Atmosfere sature d’incenso,
luci diffuse di questo sogno,
colorando pensieri,
vagano.
Soffio di vento il corpo carezza,
atomi fremono al passaggio,
esseri si destano,
lentamente s’incamminano,
verso la speranza,
verso libertà forse mai concesse.
Astronavi fluttuanti nell’etereo spazio,
nell’opprimente universo muto,
gli esseri sono solo cellule,
vibrazioni spezzano catene della pace.
Raggi cosmici fondono minerali,
creano paradisi artificiali,
il sole illumina le nude mani
che si afferrano nel vuoto.
© Carlo Becattini
Tutti i diritti riservati