27 gennaio 2013
Freddo
la stagione, le membra
Arido
il cervello
Spento
di volontà
Vivo
ma non sembra
Con una mano baciavi
con l’altra disapprovavi
Tante domande poche risposte
Nebbia, fumo, legna pregiata, fiamme, acqua, morte.
Tante domande poche risposte.
Spira d’aria o di serpente, simbolo diabolico, amo le righe parallele e convergenti, i punti interrogativi, gli esclamativi vanno bene infissi nel culo del nemico.
Lance incrociate, teste ridotte, rimpicciolite, la ragazza dalle lunghe gambe cavalcava sui miei passi futuri, quando la incrociai era già nel mio passato, piede nella pozzanghera, colpo di chitarra, risata demoniaca, ululato, urlo, pianto, corredo emotivo a disposizione.
La posizione risveglia i sensi e spenge il sentimento.
Bramosia, possesso, pulsione atavica, illusione di vita, l’eremita ha sempre ragione.
Chi è solo gode dei frutti di se stesso e si eleva.
Mani nelle tasche, incedo traballante verso un corpo da vecchio, finito, nota strillante affermo il rimpianto.
Mi prendo per mano e mi accompagno, cado tra le rette parallele, posso andare solo all’infinito, prigioniero delle regole, libero da tutto e tutti volo alto, nessun altro sopra di me, sono imputato e giudice, dottore e paziente, nessuno di tutto questo perchè il mondo cui appartengo non è di questo mondo e rifuggo la società attuale nella quale non riesco a riconoscermi.
Tutto il resto è gioco.
Scorre l’indice sul contorno della tua anima ed in essa sprofondo, come il fantasma attraversa il muro sono entrato in te e ti ho attraversata.
Mi son ritrovato cambiato e passato oltre.
Non ti ho più incontrata ma la tua anima è ancora qui, se la rivuoi.
Cadono d’oro le pagliuzze dal cielo fin tra i capelli, quelli che tessi ogni giorno con pettini d’argento e avorio.
L’immagine nello specchio ti ricorda in maniera impressionante, sei tu quella che conosco bene.
Come sono stato stupido!
Prendere l’amore per i piedi e sbatterlo per terra fino a farlo sanguinare, fino a vederlo esanime, spirare.
Gli occhi, la stessa espressione di un cespuglio visto attraverso la mente di un bambino.
Lo stesso concetto, quasi un’idea che svela il suo essere normalità.
Perchè perdiamo tutto ciò?
Rimane lo sguardo vuoto di significato.
Voglio rotolare un po’ delle mie pietre e fartene dono.
Voglio rotolore come una pietra e diventare ghiaino, piccolo, molteplice, di quello che quando entra nelle scarpe impedisce il cammino.
Dispettoso come un minuscolo sassolino nella scarpa.
© Carlo Becattini
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