(20 ottobre 2008 – n° 1076)
Ancora una volta ottobre,
colorato di piante, di sole,
di mitezza e calore,
di solitudine e rimpianto,
d’introspezione …
… e si riaffaccia
quel senso di disperazione
che mi graffia l’animo,
che strazia il corpo,
vorrei piangere ma
non ho lacrime,
non ne ho più l’età …
le urla del ragazzo
che è in me sono alte
quanto quelle del bambino
che si cela nel ragazzo.
Sono una matrioska,
tante persone
una dentro l’altra,
una per ogni tempo
e per ogni età.
Cosa posso fare …
non so che fare,
io sono morto e voi siete …
morti!
Siamo tutti morti nella
nascita
e la vita è illusione,
cela solo dolore, corruzione.
Sono solo.
Nessuno che mi ascolta,
nessuno che riesce ad
afferrare il più debole sussurro,
tutti corrono dietro al tempo
che li trascina via perché
non ne hanno mai abbastanza,
ed anche io a volte mi lascio trascinare …
anche se conosco il rimedio:
–se vuoi tempo, prendi tempo,
perdi tempo e dagli tempo.–
Ma il tempo è anch’esso illusione …
è il corpo che muta,
invecchia e si deteriora
in questa lunga morte
che è la vita.
Il sole è già alto
in questo fresco mattino d’ottobre,
basse nebbie offuscano
la terra bruna dei campi,
ed io mi appresto
a farmi violenza,
come quotidianamente
sono costretto a fare,
subendo l’atroce tortura
dell’impiegato,
costretto su una sedia
per tutto il giorno
a digitare inutili stronzate
su una tastiera …
parole e numeri che
non esistono,
illusoria realtà di una
vita che non esiste.
© Carlo Becattini